(AIR) – In seguito ad un trauma cervicale di cui è stato vittima durante la sfida giocata contro Connacht a Galway il 16 febbraio 2018, Ciaran Gaffney è stato costretto a lasciare il rugby.
L’estremo irlandese delle Zebre, 188 cm per 96 kg, cresciuto proprio nelle giovanili della squadra di Connacht, era rimasto a terra al 6′ di gioco e, dal momento dello scontro, erano passati quasi sei minuti prima di trasportarlo fuori dal campo dopo i primi soccorsi, facendo subito presagire un infortunio piuttosto serio.
Il giocatore era arrivato a Parma nell’estate 2017 e prima di passare alle Zebre era stato selezionato con la nazionale irlandese U20 nel corso del Mondiale in Nuova Zelanda del 2015, vantando anche una partecipazione al Sei Nazioni U20. Nel 2015 l’esordio in Guinness Pro14 con il Connacht prima di passare alle Zebre, totalizzando 18 presenze con i bianco/neri in Pro 14.
Dopo il suo infortunio, l’AIR è stato molto vicino a Ciaran seguendo tutta la fase burocratica relativa alla polizza assicurativa che il giocatore, in quanto tesserato FIR con la franchigia italiana delle Zebre, aveva stipulato tramite l’associazione giocatori proprio a copertura dei sinistri riportati durante il gioco del rugby.
Ciaran è stato molto disponibile a parlare con noi della sua vicenda ed ha risposto con molta simpatia alle nostre domande.
D) Ciaran cosa ricordi e quali sensazioni hai avuto subito dopo l’incidente?
Le prime 2 ore dopo l’infortunio sono state orribili. Non mi è stato permesso nessun movimento. Sono stato caricato su un’ambulanza e portato dritto in ospedale. Soffro di claustrofobia e quindi durante tutto il viaggio ho avvertito una sensazione estremamente spiacevole; ero nel panico e nell’iper ventilazione.
Durante la settimana trascorsa in ospedale ero molto depresso. Per fortuna ho avuto degli amici che mi hanno visitato e che mi hanno dato dei momenti di “sollievo comico”!
D) Gli esami diagnosticarono un trauma cervicale con lesione al segmento vertebrale c5/c6 per il quale si è reso necessario un intervento di stabilizzazione vertebrale. Ti sei reso subito conto che la tua carriera rugbystica doveva finire?
Quando ho sentito per la prima volta la diagnosi ho pensato subito che non sarei più stato in grado di camminare. Il fatto di non poter continuare a giocare a rugby ho iniziato a considerarlo solo dopo l’operazione. Ovviamente speravo che non sarebbe stata la fine della mia carriera ma, all’epoca, probabilmente, ero un po’ ingenuo. Non sono stato in grado di elaborare subito che l’incidente aveva “placcato” la mia intera carriera rugbystica anche perchè speravo di giocare professionalmente per altri 10 anni.
D) L’annuncio del ritiro alla stampa. Come ti sei sentito dovendo ammettere di essere andato vicino alla paralisi?
Quando ho dovuto annunciare alla stampa il mio ritiro dal rugby mi è sembrato di chiudere un capitolo della mia vita. In un certo senso, però, è stato un sollievo rilasciare finalmente la notizia perché avevo così tante persone che mi chiedevano se potevo giocare di nuovo o no. D’altra parte, ovviamente, sono stati giorni molto tristi per me, mi sentivo molto depresso ed ho messo in discussione me stesso nella vita. Questa sensazione si è trascinata per qualche tempo. Alla fine ho dovuto chiedermi: “qual è la mia ragione di vita se non posso più giocare a rugby?”.
D) La Tua ultima esperienza rugbystica con le Zebre. Cosa ti senti di dire e c’è qualcuno che vuoi ringraziare.
Ho amato il mio tempo trascorso a Parma mentre giocavo con Zebre Rugby. Ho adorato il tipo di rugby che abbiamo giocato, la cultura italiana, la lingua, il cibo e soprattutto le persone. Anche se il club ha vissuto anni difficili, credo che abbia un enorme potenziale di crescita per poter diventare uno dei club d’élite europei, così come Bennetton sta iniziando a fare.
Ritengo che ci siano delle persone molto valide alla guida del club ed il mio giudizio è assolutamente positivo su tutto il personale, amministrazione e giocatori. A Parma ho incontrato persone brillanti e fantastici giocatori di rugby e sono ancora in contatto con molti di loro. Il prossimo mese spero di tornare a Parma per raggiungere tutti i miei ex compagni di squadra.
Vorrei ringraziare tutti al club per avermi fatto sentire così benvoluto sin dal mio primo giorno di permanenza nelle Zebre – Mike, Tronky e Carlo, gli allenatori, Teo, Rocco e tutto lo staff medico, Gio, Fran e Matteo e tutto il gruppo degli allenatori, Terry, Leo, Andrea x2, lo staff amministrativo e tutti i miei compagni di squadra che mi hanno accolto a braccia aperte e mi hanno aiutato a fare di Parma una “casa lontano da casa”.
D) Sei giovanissimo, solo 24 anni, la domanda è d’obbligo: i Tuoi progetti per il futuro?
Non sono ancora sicuro di cosa voglio fare per il resto della mia vita anche perchè avevo programmato di giocare a rugby fino all’età di 33 o 34 anni; comunque, da quando sono “andato in pensione dal rugby” sono tornato all’università per frequentare un master business administration e a settembre comincerò un ruolo di consulenza manageriale con KPMG a Dublino. Nel frattempo continuo a prendere lezioni di lingua italiana. Ho amato così tanto il tempo trascorso nel vostro paese che mi ha ispirato ad imparare la lingua e la cultura italiana ancora di più. In futuro mi piacerebbe lavorare in Italia o fare affari con gli italiani perché ritengo che siano persone fantastiche con una grande visione della vita. Non vedo l’ora che arrivi il futuro. Il mio obiettivo in questo momento è trovare una professione che sostituisca l’amore e la passione che avevo per il gioco del rugby ma, sfortunatamente, non sono sicuro di trovare mai qualcosa che mi dia lo stesso entusiasmo del rugby!
D) Ora che si sta concludendo anche la fase “burocratica” di gestione dell’infortunio, un Tuo giudizio sul contributo e sull’assistenza dell’Associazione Italiana Rugbysti. Senza il supporto ricevuto dall’AIR avresti ottenuto gli stessi risultati, anche in termini di liquidazione del sinistro?
L’Associazione italiana giocatori di rugby è stata molto brava ad aiutarmi con tutto, dopo l’infortunio. E’ stata in costante contatto con me e hanno reso molto più facile il passaggio alla “vita normale”. Hanno gestito tutto in modo estremamente efficiente e senza intoppi. Devo loro molto per le ore di lavoro che hanno fatto per me. Sono molto grato ad AIR per il loro aiuto, non so cosa avrei fatto senza di loro! Voglio ringraziare Stefano, Monica e Serenella soprattutto per il loro aiuto.