(AIR) – Nell’avvicinarci alle prossime elezioni federali, abbiamo posto 5 domande ai 5 candidati Presidenti FIR alla prossima Assemblea Ordinaria Elettiva di sabato 13 marzo per conoscere la loro opinione su 5 temi importanti per il rugby italiano.
Di seguito le risposte di Nino Sacca’.
D 1) La legge sulla riforma dello sport, che modificherà profondamente il mondo sportivo italiano, detterà nuove norme e comportamenti anche nel rugby: quali sono i lati positivi e negativi della riforma e qual’è il giudizio sull’impatto che avrà per tutti noi.
R 1) Tra le molte sfide con le quali la Federazione e il movimento dovranno confrontarsi, due provengono da fattori esterni: la prima riguarda le conseguenze del lungo periodo di inattività, che potremo stimare solo alla ripresa, causato dalla pandemia da Covid-19 per le quali sarà necessaria un’azione straordinaria, mentre la seconda riguarda appunto l’impatto che la riforma dello sport avrà sulla attività sportiva (Il Consiglio dei Ministri ha approvato proprio in data 27 febbraio u.s. i cinque decreti delegati di cui alla legge n.86/2019).
Per quello che ci riguarda direttamente, quattro dei decreti approvati, di portata generale, ci fanno prevedere scenari profondamente diversi da quelli attuali, sebbene non sia facile prevedere – per gli accesi dibattiti tuttora aperti – se i relativi testi normativi giungeranno al momento della loro attuazione privi di modifiche. Il Consiglio dei Ministri ha fissato l’entrata in vigore della sola disciplina del lavoro sportivo (1° luglio 2022), riservandosi per le altre materie trattate di fissare separatamente l’entrata in vigore delle rispettive regole.
Si noti che manca del tutto all’appello l’approvazione del sesto provvedimento, che in realtà è il decreto n.1, che riguarda il delicato aspetto della “governance” sportiva, che avrà anch’esso un rilevante impatto per il CONI e le federazioni sportive nazionali.
I decreti approvati riguardano molteplici aspetti dell’attività sportiva: dal riordino degli enti sportivi professionistici e dilettantistici e del lavoro sportivo alle nuove misure in materia di rapporti di rappresentanza degli atleti e delle società sportive e di accesso ed esercizio della professione di “agente sportivo” (con l’istituzione di un Registro nazionale presso il CONI), dalle nuove misure in materia di riordino e riforma delle norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi e della normativa in materia di ammodernamento o costruzione di impianti sportivi, alla semplificazione di adempimenti relativi agli organismi sportivi.
Sarebbero molti gli aspetti della nuova normativa da commentare, ma mi limito qui a tratteggiare quelli che hanno maggiore attinenza al settore dei tesserati giocatori che riguardano la disciplina del lavoro sportivo. Secondo le nuove disposizione, tutti i rapporti tra Società, personale della stessa, atleti, tecnici aventi contenuto patrimoniale e, quindi, non improntati ad attività prettamente amatoriali, dovranno essere inquadrati, anche nelle federazioni dilettantistiche, in quelli di lavoro subordinato o autonomo, con la relativa contribuzione ai fini delle tutele assistenziali e previdenziali e i relativi oneri fiscali.
Se da una parte, questa riforma riconoscerà, giustamente, tutele assistenziali e previdenziali a giocatori, tecnici e personale di Società, d’altra parte aumenteranno sensibilmente gli oneri a carico delle Società.
Dal momento che verrà marcata una sostanziale differenza tra attività dilettantistica svolta in regime di lavoro subordinato o autonomo e quella svolta a titolo prettamente amatoriale, dovremo verificare – e non mancheranno disposizioni in tal senso anche da parte del CONI – se potremo prevedere o meno competizioni “aperte” a giocatori con contratto sportivo e giocatori senza contratto.
La circostanza non è affatto banale per garantire regole omogenee all’interno dei campionati, regole che stanno alla base del regolare svolgimento degli stessi. Altri aspetti rilevanti sono quelli relativi alla determinazione dei compensi e alle capacità economico-finanziarie delle Società “datrici di lavoro”, capacità che dovranno essere garantite, vuoi per l’adempimento delle obbligazioni assunte, vuoi per la salvaguardia del regolare svolgimento dei campionati.
Un altro aspetto assai rilevante previsto dalla nuova normativa, è quello della abolizione del vincolo sportivo, per cui il rapporto tra Società e atleta dovrebbe essere limitato alla stagione sportiva di tesseramento, fatto salvo un “premio di formazione” e, comunque, la possibilità di un vincolo volontario in caso di presenza di contratto di lavoro sportivo.
Di fatto, nel nostro ordinamento, l’impatto maggiore lo si avvertirebbe in relazione al vincolo di formazione (dal 14° al 18° anno di età) per le intuibili conseguenze che ne deriverebbero in assenza di misure regolamentari che da una parte salvino il principio della libera circolazione degli atleti e dall’altra contemperino l’esigenza della salvaguardia dell’azione di reclutamento e formazione che resta incentrata sulle Società sportive e rileva, quindi, sul processo di crescita dell’intero movimento.
Ho precise idee al riguardo, ma si dovranno attendere sia le norme nella loro definitiva stesura (come ho detto il dibattito in merito è tutt’altro che sopito) sia i principi fondamentali degli statuti federali che saranno in conseguenza emanati, sperando che vi sia lo spazio per attuarle.
Quello che è certo è che si aprirà una nuova stagione di riforme al pari di cosa accadde nel 1999 con la c.d. Legge Melandri e ci saranno molte cose da rivedere, in un tempo presumibilmente breve.
In ogni caso, sarà una buona occasione per una completa rivisitazione dello Statuto Federale, questa volta da parte di una Assemblea Straordinaria – visto che le più abbordabili maggioranze previste dall’edizione 2019 dello Statuto lo rendano possibile – per riordinare organicamente l’intero corpo normativo.
D 2) L’idea realistica, assolutamente da realizzare in Federazione, nel prossimo quadriennio.
D 3) Le 3 riforme necessarie al rugby italiano.
R 2 e R 3) Devo rispondere cumulativamente alle domande n.2. e n.3. per una ragione ben precisa.
Il mio programma per il prossimo quadriennio si sviluppa – oltre che all’azione straordinaria da assumersi per contenere i danni provocati dalla pandemia con le relative iniziative di recupero – in cinque azioni che devonoessere attuate nel quadriennio, come precisa missione della Federazione in questo spazio temporale.
Si tratta di azioni concrete e attuabili e – come ho affermato – i loro misurabili effetti si produrranno nell’arco del quadriennio.
Oltre alla necessità (l’azione n.1) di munirsi di un “mezzo“ (le strutture federali) che sia garanzia di efficienza dei servizi e di trasparenza e leggibilità di ogni sua azione, attraverso le iniziative già indicate, il “piano strategico quadriennale”, che è lo “strumento” attuativo del programma (l’azione n.2), prevede già specificamente le iniziative da assumersi sia per quanto riguarda l’attività nazionale che per quella internazionale e non ce ne è una che sia meno rilevante dell’altra.
Le tre restanti azioni sono tutte indirizzate alla crescita, elemento in cui risiedono molte soluzioni delle problematiche del nostro movimento, troppo piccolo e troppo disomogeneo rispetto ad un paese come l’Italia di quasi 60 milioni di abitanti (precisamente 59.641.488 al 1 gennaio 2020), ,se si pensa che i giocatori/giocatrici registrati in tutte le categorie, nella stagione sportiva 2019-20, sono 87.156, di cui 65.040 (74,62% del totale) concentrati in 6 regioni, ripartiti in 359 Società, e 22.116 (25,38% del totale) nelle restanti 14 realtà territoriali, ripartiti in 169 Società.
Quindi una idea organica che troverà attuazione attraverso le inscindibili cinque azioni e le connesse riforme esplicitamente previste dal programma.
Osservo, infine, come ho esplicitamente dichiarato, sia trattando dei principi ispiratori del programma (pag.6) che specificamente in relazione alla azione n.2 sopra richiamata che “Il piano strategico quadriennale dovrà prevedere specifiche iniziative dirette alla sensibilizzazione di ogni componente del movimento alla salvaguardia della salute del benessere dei Giocatori e delle Giocatrici e alla relativa tutela. “ (pag.10)
D 4) Il FdS – Fondo di Solidarietà, istituito dall’AIR e dalla FIR, che attualmente assiste Giancarlo, Battista, Lorenzo, Cosimo, Francesco, Pino e Pasquale deve essere profondamente rinnovato negli obiettivi e nella struttura: qual è l’idea?
R 4) Personalmente confermo quanto già dichiarato a suo tempo a proposito: ritengo che la solidarietà e l’assistenza nei confronti dei Giocatori che in occasione della attività sportiva abbiano subito gravi infortuni debba essere gestito attraverso una Fondazione ad hoc, che sarebbe facilitata nella raccolta dei fondi e che potrebbe aprirsi, anche, a nuovi obiettivi (solo per esemplificarne alcuni : borse di studio, iniziative di sensibilizzazione, interventi straordinari etc.).
D 5) I corsi formativi per giocatori a fine carriera e dirigenti di società sportive organizzati dall’AIR in due stagioni sportive, nonostante la pandemia, hanno contribuito a formare più di 650 tesserati alla Federazione Italiana Rugby: la formazione è considerata tra i punti fondamentali del programma del prossimo quadriennio?
R 5) La competenza, attraverso la quale si misura l’adeguatezza di un soggetto in relazione alla azione da compiersi, è un elemento qualificante di ogni attività umana.
La formazione – che dovrebbe essere continua – è uno degli elementi costitutivi della competenza di cui, insieme al merito, faccio esplicitamente menzione nel mio programma tra i principi che devono caratterizzare tutte le nostre azioni.
L’implementazione di “modelli” di Società, come previsti dall’azione n.3, ad esempio, non può che prevedere adeguate competenze da parte dei dirigenti sportivi e, come abbiamo sopra accennato in relazione alla riforma dello sport in atto, le competenze richieste saranno al riguardo sempre maggiori.
Attraverso la competenza dei dirigenti sportivi passa anche il processo di crescita quantitativa e qualitativa del movimento e, di conseguenza, l’obiettivo primario della Federazione.
Pertanto, la formazione rientra specificamente nei servizi che la Federazione, direttamente o indirettamente, deve fornire ai propri tesserati, affinché ciò possa contribuire a renderli competenti e, quindi, adeguati alle funzioni che sono chiamati a svolgere.